giovedì 29 dicembre 2011

Il nuovo calendario Pirelli 2012

Ritorno alle origini ed al nudo

Il nuovo calendario Pirelli per il 2012 segna un prepotente ritorno al nudo integrale, dopo anni in cui le modelle vestivano abiti sontuosi o erano inquadrate in complesse scenografie.
Potremo così ammirare “nature” l’inglese Kate Moss sopra una roccia baciata dal sole, l’italiana Tamara Maccarone, in arte Margareth Madè, appoggiata ad un albero frondoso, oppure la russa Natasha Poly, in piedi davanti ad una grotta ed infine tra le foto più strabilianti, la Saskia de Braun rannicchiata in posizione fetale o la lituana Edita Vilkeviciute con ipiedi a mollo nell’acqua, a rimembrare Afrodite che nasceva dalle spume del mare.
In totale per la stesura del celebre calendario si alternano nove modelle e tre attrici, manca all’appello Angelina Jolie che non voleva mostrarsi nuda.
18 scatti in bianco e nero e 7 a colori che diverranno, per via della limitata tiratura, un oggetto da cult, che andrà letteralmente a ruba.


La modella russa Natasha Poly in riva al mare

Come fotografo per la prima volta è stato scelto un italiano, Mario Sorrentino, napoletano di nascita, ma newyorchese di adozione che, dopo lo sfondo di scenari esotici dall’Africa alla Cina ha scelto gli aspri paesaggi della Corsica per immortalare i suoi nudi ammiccanti ed ammalianti.
Nella storia del celebre calendario vi sono nomi leggendari da Sophia Loren, nel 2007, quando aveva 72 anni a Naomi Campbell, nel 1987, appena sedicenne.
In passato il calendario nacque per meccanici e camionisti, oggi è ambito da voyeurs raffinati e dai gusti pretenziosi; una gioia per la vista dei maschi, ma anche le femministe non si oppongono, come Rebecca Walker, che candidamente ha dichiarato: “Un esempio di arte Pop che permette di riflettere sulla variabilità del gusto nel tempo”.


La modella olandese De Brauw in posizione fetale

giovedì 22 dicembre 2011

Un atto pubblico di resipiscenza


Gentile direttore,

di recente ho letto sulla sua rivista molte pagine dedicate al tema dell’aborto.
Chi le scrive è un grande peccatore, perché per decenni ho praticato l’interruzione volontaria della gravidanza e nello stesso tempo sono il massimo specialista italiano della materia: mi sono battuto per l’approvazione e l’applicazione di una legge, che regolasse la spinosa questione; negli anni Settanta ho introdotto in Italia il metodo Karman (basato su una semplice aspirazione della durata di pochi secondi) che può essere adoperato solo nelle prime settimane di gestazione, quando esiste solo una rudimentale stria primitiva e nessuna traccia di attività elettrica cerebrale; nel 1992 ho sperimentato in ambiente ospedaliero, una associazione di farmaci in grado, sempre nei primi giorni di gestazione, di indurre l’aborto senza necessità di intervento chirurgico.
Ho organizzato simposi sull’argomento e scritto sulle principali riviste italiane e straniere.
Potrà sul web consultare, tra le tante mie pubblicazioni, digitando tra virgolette il titolo, la mia relazione introduttiva al convegno “L’Embrione, tra Etica e Biologia”, al quale parteciparono oltre a medici e scienziati di fama mondiale, anche docenti della facoltà di  Teologia di Napoli.
Avrei molto da dire anche sulla fine della vita, quel delicato momento, sul quale la Chiesa non si è definitivamente pronunciata, a differenza del suo inizio, sancito nel 1869 da Pio IX con un dogma nell’Apostolicae Sedis, il quale fa coincidere la fecondazione con l’entrata dell’anima nel corpo. Un’asserzione che riveste un profondo significato, anche sotto il profilo scientifico, perché in quell’attimo si origina un nuovo essere, frutto di due diversi patrimoni genetici, che prima non esisteva.
Durante i 35 anni di professione ho sempre adoperato esclusivamente il metodo Karman, seguendo la teoria di quegli studiosi che distinguono un pre-embrione, antecedente l’embrione e ritengono che il primo, un mero agglomerato di cellule, privo di individualità, perché in ogni momento può trasformarsi in due gemelli monozigoti non abbia ancora dignità umana.
Ho sempre creduto in un Dio creatore, con profonda convinzione, poi all’improvviso ho incontrato il Dio della misericordia, che da mesi mi invita a riflettere ed a fare pubblica ammenda di tutto ciò che ho fatto e propagandato nel corso della mia vita.
Anni fa un celebre collega americano, dopo aver praticato circa 40.000 interruzioni di gravidanza, un numero inferiore a quelle da me eseguite, manifestò sui principali quotidiani i segni del suo pentimento, una sensazione identica a quella da me provata in questi ultimi mesi e vorrei, attraverso la sua autorevole rivista (se vuole anche sotto forma di intervista) rendere pubblica la mia resipiscenza, contando, grazie alla mia notorietà e alla mia autorevolezza, di poter influenzare, non certo il fedele, ma il laico e soprattutto l’opinione pubblica o il legislatore.

Achille della Ragione
Via Manzoni 261 B
80123 Napoli

mercoledì 21 dicembre 2011

Piene di grazia. I volti della donna nell’arte


L’ultimo libro di Vittorio Sgarbi


Vittorio Sgarbi è come tutti sanno poliedrico, polemista dall’urlo squassante, politico rompiballe, critico d’arte esperto (anche se del Seicento napoletano non capisce una mazza), ma soprattutto irresistibile affabulatore ed affascinante scrittore, dal dettato fluido ed accattivante.
Nel suo ultimo libro “Piene di grazia. I volti della donna nell’arte” egli affronta un tema di cui da sempre pittura, scultura e letteratura si sono interessate: la figura femminile, che egli giustamente ritiene tra i massimi regali che ci ha fatto il creatore.
Egli parte dalle immagini della Madonna, l’iconografia più frequentemente rappresentata sulla tela, ma tratteggia con eguale entusiasmo sante ed eroine, inseguendo il mistero della seduzione, che domina incontrastato anche nella poesia, da Dante e Petrarca fino a Leopardi, Foscolo e Montale.
Egli trasfigura il volto muliebre, spesso evanescente, nel simbolo di sogni e desideri e nel porto sicuro che ognuno di noi vuole raggiungere per riposare placido ed appagato per l’eternità.
La magia dell’arte consiste nello sfidare la caducità della materia e lo scorrere inesorabile del tempo, donando alla bellezza femminile, destinata a sfiorire un surrogato di immortalità, come nel caso del monumento funerario realizzato da Jacopo della Quercia, il quale riesce a fissare nel marmo per il suo vedovo inconsolabile la perfezione delle forme di Ilaria del Carretto (fig. 1).
fig.1

Per la copertina ha scelto un volto misterioso ed ammiccante dipinto da un preraffaellita, un gruppo di meravigliosi pittori per i quali l’universo femminile ha dominato tutta la loro iconografia, da Ofelia (fig. 2) alla Beata Beatrix (fig. 3), da Everett Millais a Dante Gabriel Rossetti.  
L’autore confessa che non saprebbe scegliere il suo quadro preferito, anche se fa trapelare che i capolavori ai quali si sente più legato sono la Dama con l’ermellino di Leonardo (fig. 4),
fig.4

il viso della Madonna della pala di Castelfranco di Giorgione (fig. 5) e l’Annunciata di Antonello da Messina (fig. 6),
fig.5 particolare

fig.6

 ma impazzisce in egual misura per le donne opulente di Tiziano (fig. 7), per le indomite eroine di Artemisia, per le bimbe impuberi di Balthus (fig. 8).
Magistrali le descrizioni della Cleopatra della Gentileschi (fig. 9), 
fig.9

di cui ci fa percepire l’afrore ammaliante che promana prepotente dal suo corpo scultoreo, mentre l’Annunciata di Antonello sembra fulminarci con il suo sguardo, in grado di leggere nella profondità delle nostre anime.
Giunge poi a tratteggiare la trasformazione che l’arte subisce nello scontro con la contemporaneità, quando decadendo l’iconografia religiosa, immortalata nelle categorie della bontà e della bellezza, prende il sopravvento un’estetica assoluta al di là dei temi e dei generi. Caduta la bellezza ideale e la grazia la donna assume una dimensione originale e rivoluzionaria, come ne Les demoiselles d’Avignon di Picasso (fig. 10) 
fig.10

o nella valenza demoniaca, inquietante e maligna partorita dal pennello di Klimt (fig. 11) e di Khnopff (fig. 12).
fig.11


fig.12

Sconvolgente la lezione offerta da Balthus, per il quale le sue modelle, tutte bambine, innocenza e peccato si incrociano, mettendo a fuoco la fragilità dell’uomo travolto dagli istinti.
Sgarbi sa che l’80% dei suoi lettori appartengono al gentil sesso, ma sono certo che questa sua ultima fatica letteraria, grazie anche al corposo corredo iconografico, avrà successo anche tra gli uomini ed in breve la vedremo tra i top ten nelle classifiche, grazie anche alla lodevole abitudine, diffusasi da qualche anno, come strenna natalizia, al posto di una cravatta o di un foulard, di regalare un bel volume, per divertirsi o meditare, in ogni caso per esercitare il nostro cervello, che personalmente, più della bellezza, ritengo sia il dono più prezioso che il creatore ha voluto elargire all’umanità.


giovedì 1 dicembre 2011

Il Papa visita i gironi infernali

 

Il 18 dicembre il Papa si recherà nel carcere di Rebibbia a celebrare la Santa Messa ed ad ascoltare, reparto per reparto, le esigenze dei detenuti.
Un gesto nobile e carico di significato simbolico, a pochi giorni dal Natale che darà agli ultimi tra gli ultimi la forza si sopportare la sofferenza di trascorrere il giorno più lieto dell’anno nella solitudine e nella tristezza, lontano dai propri cari. Nelle sue ultime encicliche il Papa ha saputo parlare con estrema saggezza non solo ai credenti ma anche a tutti gli uomini di buona volontà e la sua visita non può essere vista solo nel quadro della sua missione di Pastore, il quale ha a cuore le sue pecorelle smarrite, bensì si carica di pregnanti significati simbolici.
Sicuro di interpretare le richieste di tutti i compagni di pena, anche se non sarò io ad avere il privilegio di parlargli, vorrei semplicemente dirgli: “Santità, le sue preghiere sono ben più potenti delle nostre. Faccia che l’infallibile Giustizia Divina illumini quella terrestre, spesso fallace, e che la sua invocazione venga ascoltata non solo nell’alto dei Cieli ma anche nelle sorde e grigie aule del Parlamento, il quale, pur preso da pressanti problemi di natura economica, trovi il tempo e la volontà di varare al più presto un improcrastinabile provvedimento di clemenza, che permetterà di sfollare le carceri e di restituire ai detenuti, ridotti al rango di bestie, la dignità di uomini.