sabato 25 febbraio 2012

Rebibbia Uber Alles

Trionfa al festival di Berlino il film dei fratelli Taviani

i fratelli Taviani
Il penitenziario del carcere di Rebibbia è da alcuni mesi al centro dell'attenzione dei mass media internazionali.
Prima la visita del Pontefice, il quale, in occasione delle festività natalizie, non si è dimenticato di andare a visitare le sue pecorelle smarrite; ieri il trionfo, dopo oltre venti anni, al prestigioso festival di Berlino del film documentario dei fratelli Taviani, interamente girato nel carcere romano, con i detenuti che mettono in scena il "Giulio Cesare" di Shakespeare.
Una pellicola che non vuole compiacere il gusto del pubblico, ma in tende scuotere le nostre certezze morali e civili, puntando l'indice sul disastro del nostro sistema penitenziario, dove la dignità umana viene calpestata ogni giorno, trasformando esseri umani, pur colpevoli di efferati delitti, in automi disarticolati, in pallidi ectoplasmi, a volte in marionette impazzite.
Il pubblico applaude con entusiasmo, ma molti hanno le lacrime agli occhi, al pensiero che i bravissimi attori: Cosimo, Salvatore, Fabio, Giovanni, Antonio, Vincenzo e Gennaro non sono presenti, rinchiusi nella solitudine delle loro celle.
Le scene sono state girate all'interno del reparto di massima sicurezza, nelle celle, nei cortili angusti e claustrofobici che costituiscono l'universo desolante di persone, le quali a contatto con le parole immortali del grande genio, hanno conosciuto una nuova dimensione provocando dirompenti emozioni.
Il film parla di intrighi, tradimenti, morte, uomini d'onore, una terminologia familiare per chi vive nel braccio di massima sicurezza e per chi è condannato per omicidio, mafia, criminalità organizzata. Comincia a colori con il finale del "Giulio Cesare", per proseguire poi con un livido bianco e nero.
L'energia della narrazione vive nello stridente contrasto tra i silenzi delle celle e la forza straripante della rappresentazione teatrale, con la struggente malinconia, alla fine dello spettacolo, del ritorno alla desolante realtà della reclusione.
Si tratta di un riconoscimento che, oltre a gettare di nuovo luce su un tema di scottante attualità, come la drammatica situazione in cui versa il nostro sistema carcerario, costituisce un plauso ai tanti volontari, che tentano con ogni mezzo anche attraverso l'arte ed il teatro, il recupero di tante vite difficili.
Il film è stato già visto in mezzo mondo, dalla Francia all'Inghilterra, dal Brasile all'Australia, fino addirittura alla Norvegia ed all'Iran e siamo certi che sarà accolto con interesse anche dal pubblico italiano.

scene girate nel carcere di Rebibbia
il Giulio Cesare
detenuti a Rebibbia
i fratelli Taviani vincitori a Berlino 



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