venerdì 23 marzo 2012

Il nudo maschile dal rinascimento ai nostri giorni

28/12/2008

Michelangelo renderà immortali le forme maschili in fantastici archetipi della bellezza e della perfezione come il David (01), (del quale mostriamo anche un curioso errore anatomico(02)), i Prigioni(03), il poderoso guardiano(04) della tomba di Giuliano de’ Medici o il Bacco(05)





In campo pittorico con la Deposizione di Cristo nel sepolcro(06) ebbe l’ardire di mostrare il membro divino del Redentore con la stessa umana dolcezza di quello del nostro progenitore Adamo nelle volte della Sistina(07), senza parlare del clamore del Giudizio Universale(08) con quel focoso viluppo di corpi nudi e balestrati sui quali poco poté il lavoro del brachettone Daniele da Volterra, che ebbe il compito di stemperare la esuberante vitalità di quei muscoli tesi in uno spasmo di sconfinata energia erotica.




(Per approfondire l’argomento consiglio di consultare su internet i miei articoli:Un curioso errore nel David di Michelangelo ed Un capolavoro mutilato).
Il concilio di Trento impone una ventata sessuofobica a tutte le espressioni artistiche, ma ormai la rappresentazione del nudo maschile è divenuta una costante nel repertorio di numerosi pittori e scultori che si ricollegano alla tradizione classica, rivisitata con un occhio più smaliziato.
Nell’iconografia sacra un crescente successo incontra il tema del San Sebastiano trafitto, il quale dà l’occasione di ritrarre un uomo nudo nello splendore della sua possanza. Emblematico il caso delle monache di San Sebastiano a Napoli che si videro costrette a rifiutare il quadro ordinato a Mattia Preti(09) perché le costringeva a continue contrizioni per i pensieri mondani provocati dalla vista, durante le ore di preghiera, di un così splendido corpo.

Un effetto dirompente sarà la novità linguistica introdotta dal Caravaggio, che recupera i suoi modelli dalla strada e sa renderli con crudo realismo; dalle versioni adolescenziali del San Giovannino e dell’Amor vincitore (010–011) alle carni senili del San Girolamo.
Dalla sua lezione prenderanno spunto anche artisti dal classicismo come Annibale Carracci e Guido Reni (012-013).




Sorgono numerose accademie dedicate esplicitamente al nudo, sia maschile che femminile, dove numerosi allievi possono esercitarsi, non solo coi pennelli, ma anche con il disegno. Nel campo della scultura i riferimenti sono i gessi di grandi capolavori del passato dal Laocoonte al Discobolo.
Queste palestre dove si forgiano nuovi talenti avranno successo fino all’Ottocento, quando verranno accettate, anche se tra dubbi e riluttanze, frequentatrici del gentil sesso, le quali affronteranno il modello discinto con baldanza senza remore o inopportune eccitazioni.
La fotografia si affiancherà prepotentemente alle arti classiche con la forza di una visione non mediata, che permette una raffigurazione oggettiva del nudo.
Al fianco della diffusione di foto di nudi femminili in pose sfacciate o sommessamente erotiche vi sarà un florido mercato anche per immagini di corpi maschili con i genitali in primo piano, al di là dei normali limiti della clausola accademica. Anche celebri artisti utilizzeranno il materiale fotografico al posto del modello e tra questi i primi furono Delacroix e Rodin(014). 

Nudi di adolescenti dipinti con sottile malizia da celebrità come Gauguin o Schiele(015)furono oggetto di esplicita censura nonostante la fama degli esecutori; identico destino per i corpi muscolosi forgiati da von Mares(016).


Di nuovo la fotografia, affiancata oramai alla pittura, nella rappresentazione del nudo maschile, fu lo strumento attraverso il quale eccentrici aristocratici cercavano l’incontro ravvicinato... con il modello.
Un tocco di genialità va riconosciuto al nobile tedesco Wilhelm von Gloeden(017) il quale, con altri suoi pari, affetti dalla medesima ansia ispirativa...,operarono tra Capri e Taormina, Napoli e Roma, alla ricerca di giovani nudi presi dal popolo e ripresi in pose osè per quanto classiche o nella riproposizione di immagini pittoriche celebri.

Il novecento vedrà sommi artisti misurarsi con il tema del nudo maschile da Cezanne a Matisse, da Picasso a Dalì.(018 – 019).
Rimarrà fino ai nostri giorni un anacronistico rifiuto collettivo verso la raffigurazione integrale del corpo maschile a differenza di quello femminile,adoperato ossessivamente per la pubblicità di qualsiasi prodotto commerciale. 


Unici alfieri di una diversa interpretazione del comune senso del pudore resteranno esponenti di un’arte dichiaratamente omosessuale come Hockney, Mapplethorpe e Pierre et Gilles.
(Per chi vuole approfondire questa tematica su internet può consultare il mio articolo: Vade retro, ma con prudenza).

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