martedì 27 marzo 2012

La cecità

20/5/2009


La più terebrante delle maledizioni

La cecità è il più grave flagello che possa colpire l’uomo, anche nell’animale essa rappresenta una condizione  devastante, ma la natura, preveggente, ha previsto, dopo breve intervallo, la morte, mentre nella nostra specie la pietà fa proseguire una vita  non più degna di essere vissuta.
La scienza fino ad oggi non è stata in grado di trovare un valido rimedio e siamo ancora lontani dal giorno in cui si troverà una soluzione risolutiva.
L’utilizzo delle cellule staminali per reintegrare i danni alla retina e la creazione di una minuscola telecamera in grado di inviare al cervello gli stimoli visivi sono lodevoli filoni di ricerca, purtroppo ancora in fase embrionale e bisognevoli di cospicui investimenti, che le istituzioni e le università dei paesi ricchi non elargiscono volentieri, perché la cecità colpisce prevalentemente gli abitanti di nazioni povere.
Nell’attesa che la medicina sia capace di venire in soccorso di questi sventurati, alcuni palliativi potrebbero essere facilmente escogitati per rendere più tollerabile la vita di chi è colpito da questa terribile menomazione.
Una delle cause più diffuse di cecità è provocata in Africa dall’oncocercosi, un’infestazione che colpisce le popolazioni dimoranti vicino ai fiumi ed in un  continente in agonia alla disperata ricerca dell’acqua gran parte della popolazione vive sulle sponde dei pochi fiumi non ancora in secca. Sarebbe relativamente facile  per la ricerca farmacologica ideare dei medicinali, anche di basso costo, idonei a sconfiggere queste così diffuse patologie, ma i potenziali utenti sono quasi tutti indigenti ed in un mondo che segue solo le egoistiche leggi del profitto le aspettative di questi infelici non trovano ascolto. Anche la cataratta, che in Occidente si risolve con un intervento di routine di pochi minuti, negli sperduti villaggi sub sahariani costringe al buio perenne centinaia di migliaia di uomini, che non godono di alcuna assistenza sanitaria. Il Mali ha il tasso di cecità più alto del mondo con il 27% della popolazione con problemi oculistici, aggravati da carenze alimentari e precarie condizioni climatiche, un esercito silenzioso costretto a vegetare tra le tenebre.
Tantissimi ciechi riescono a sopravvivere grazie ad un aiuto inconcepibile ai nostri occhi, che gridiamo scandalizzati ad una subdola forma di schiavismo: al posto e ben più efficienti dei cani guida vengono utilizzati dei bambini, a volte parenti o più spesso venduti dalle famiglie per questo triste ufficio. Questi fanciulli, perdono così la loro infanzia, divenendo i silenziosi ed affidabili compagni del non vedente loro affidato, mangiano e dormono con lui, lo accompagnano dappertutto per le strade a chiedere l’elemosina o nella moschea per pregare. Questo triste lavoro che esclude dalla scuola e dal gioco rientra nelle consuetudini di molte popolazioni africane  che, a differenza delle società basate solo sul denaro, le quali  spesso considerano vecchi e malati una inutile zavorra, ritengono gli anziani una grande ricchezza, perché depositari della storia e delle tradizioni, tramandate a voce, per cui è normale consuetudine per tutta la famiglia essere al loro servizio.
Il bambino guida il cieco tirandolo con un bastone, una immagine antica da parabola evangelica, che richiama a viva voce  lo splendido quadro di Brueghel conservato nel museo di Capodimonte, il quale immortala sulla tela la dolente fissità dello sguardo verso l’alto e l’artificio del bastone, ma i suoi ciechi ruzzolano l’uno sull’altro…,mentre questi fanciulli africani rappresentano una bussola affidabile.
Da noi questi pietosi angeli custodi sono sostituiti da fedeli cani specializzati e negli ultimi tempi sono stati sperimentati anche i pony. Pochi sanno quanto impegno e quanto denaro siano necessari per istruire un cane prima che possa essere affidabile e vi è da meravigliarsi, in un epoca di elettronica e gps, che a nessuno scienziato sia venuto in mente di costruire un bastone elettronico in grado di sostituirsi a questi accompagnatori viventi, siano essi umani o animali.
Sarebbe una meritoria scoperta degna del Nobel, in ogni caso al generoso studioso andrebbe il plauso incondizionato di tanti infelici e l’imperitura riconoscenza di tutti gli uomini di buona volontà.

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