venerdì 23 marzo 2012

La donna, il paesaggio e l’impressione

16/1/2009



Pittura lombarda in mostra alla Reggia di Caserta

Tra tante mostre altisonanti che si svolgono attualmente in Italia nelle città d’arte ci piace segnalare una rassegna minore, che si tiene e sarà visitabile fino al 29 marzo nella Reggia di Caserta dedicata alla donna, al paesaggio ed all’impressione nella pittura lombarda tra Ottocento e Novecento. Ottanta quadri provenienti dai musei civici di Pavia, che documentano compiutamente un periodo negletto della storia dell’arte italiana, sottovalutato a lungo dalla critica impegnata a tessere le lodi degli sviluppi della coeva pittura francese.
La mostra parte con un Paesaggio di Francesco Fidenza, autore anche di un malinconico Al tramonto del sole (01) impregnato da una visione arcadica in stridente contrasto con la poetica che sottende al Paesaggio alpino di Antonio Fasanotti, posto poco più avanti, nel quale spira potente l’afflato romantico derivato dalla cultura inglese e tedesca e la montagna è osservata con occhio fermo ed intento quasi scientifico da naturalista, che si sofferma a studiare le forme e le luci.
Ancora più evidente è il salto se esaminiamo la Maremma di Vincenzo Cabianca, dal taglio fotografico dell’immagine o il Paesaggio di Federico Zandomeneghi, nel quale si palpa il fecondo scambio tra la nostra pittura e l’Impressionismo francese e si passa da una visione serena da Grand Tour alla percezione severa della natura.
Sottobosco in autunno (02) di Erminio Rossi è un esempio di paesaggio lombardo caratterizzato da una cifra diversa rispetto ai modi macchiaioli o anche piemontesi e napoletani di ritrarre la realtà, mentre Paesaggio invernale (03) di Oreste Albertini rappresenta un tangibile ricordo delle montagne native.



La Veduta di Volpedo di Giuseppe Pelizza, il celebre autore del Quarto Stato, è uno stupefacente bozzetto tutto incentrato sulle variazioni cromatiche del profilo di un paese colto in controluce.
Paesaggio con cascinale(04) di Ezechiele Acerbi è collocato al passaggio di secolo, quando le novità tardo impressioniste cominciarono ad influenzare una cultura diversamente orientata, 
L’aspetto più pregnante dell’esposizione casertana è costituito dalle tele dedicate alla donna, la quale nell’Ottocento comincia ad occupare una diversa posizione nella famiglia e nella società.


La signora di Monza di Giuseppe Molteni, che faceva da pendant con la celebre Accusa segreta di Hayez, rimasta a presidiare il museo pavese, è un piccolo capolavoro di indagine psicologica, che mette in luce tutto il tormento dell’erotismo represso nella gabbia dell’abito monacale della celebre figura manzoniana, un travaso tra letteratura ed arte che caratterizzerà gran parte della pittura ottocentesca.
Carico di maliziosa sensualità è il Nudo di spalle (05) del pittore francese Charles Francois Guerin, che raffigura una fanciulla intenta con malcelata perizia a sfilarsi lentamente l’abito, esponendo una spalla dall’incarnato alabastrino. 

Seguono due tele di Federico Faruffini Vendetta in un harem e Modella in costume, la prima ancora ligia alla lezione del suo maestro Trecourt, con la procace fanciulla ritratta con una pennellata compiaciuta, mentre medita una focosa ritorsione per i torti subiti. 
La donna impegnata nel lavoro è il tema di Lavandaia sul lago di Mastacciuccoli (06) di Angiolo Tommasi, un post macchiaiolo che fu fraterno amico di Giacomo Puccini.

Alcune tele di Federico Zandomeneghi Toilette, Donna nuda coricata, Dopo il bagno Busto di ragazza nuda (07) ci permettono di cogliere un ambiente ovattato di domestica intimità e sono un inno gioioso al corpo femminile, illuminato da un brivido di luce calda e sensuale.
La Lettera (08)di Luigi Trecourt ci regala un’atmosfera familiare dalla quale traspare, attraverso i colori, il palpitante vibrare delle emozioni.


Donne placidamente impegnate e laboriose sono visibili nelle tele di Angelo Dall’Oca Bianca Donna che cuce (09) e di Raimonde Hippolite Lazerges Fanciulla che va a prendere l’acqua (010).
L’opera più sconvolgente della rassegna è senza dubbio l’Enigma (011)  di Giorgio Kienerk, autore anche di Campo di granoturco (012). La composizione è un inquietante trittico:dolore, silenzio e piacere, con tre solenni figure femminili di conturbante bellezza, che sembrano proiettarsi verso l’osservatore, bucando letteralmente la tela e manifestando una sensibilità moderna in anticipo su quelli che saranno i portati della psicanalisi.




La visita della mostra è un’occasione per visitare, non solo le altre esposizioni permanenti della Reggia, come la mitica Terrae Motus, ma soprattutto quello splendido gioiello voluto da Carlo III di Borbone per rivaleggiare alla pari con Versailles; un grandioso complesso con 1200 stanze, un lussureggiante giardino ed un superbo scalone immortalato in numerose pellicole cinematografiche e reso noto in tutto il mondo grazie a Star Wars.
Si potranno così visitare i luccicanti argenti della Cappella Palatina ed altre sbalorditive curiosità, da due organi meccanici perfettamente funzionanti a due originali culle, che hanno ospitato pargoli reali e si potrà apprezzare il costante impegno di una Sovrintendenza in grado di sfornare in serie mostre di respiro internazionale: l’anno scorso Hackert, nel 2010 l’Impressionismo con i capolavori prestati dal museo Puskin di Mosca e dall’Hermitage di San Pietroburgo.

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