martedì 6 marzo 2012

LUIGI PELLEGRINI

APPUNTI PER LA STORIA DEL COLLEZIONISMO MERIDIONALE
Storia e segreti di una raccolta inedita

Ricordo con emozione l’incontro con il compianto collega Luigi Pellegrini, illustre chirurgo, ma soprattutto raffinata figura di collezionista ed erudito e la sua richiesta di allestire un catalogo della sua raccolta di dipinti e di redigerne le relative schede.

L’amico era a Napoli con la moglie per il Maggio dei monumenti ed aveva acquistato in libreria una copia del catalogo della mia collezione, mi telefonò, ci incontrammo e mi mostrò le foto dei suoi quadri, che subito mi apparvero di grande qualità e di notevole interesse.

Lo incoraggiai a renderli noti attraverso una pubblicazione e riuscii a vincere i suoi timori di rendere pubblica una raccolta così prestigiosa e fino ad allora vista solo, e parzialmente, da pochissimi studiosi.

Il libro che illustra la Collezione Pellegrinidi Achille della Ragione e Luigi Pellegrini

Ritenni opportuno costituire un pool di studiosi che mi affiancassero nel difficile ed insidioso terreno delle attribuzioni, trattandosi di opere dal Cinquecento al Settecento, in gran parte di scuola napoletana.
Tale gruppo di studiosi era costituito da nomi di grande prestigio: Spinosa, Leone De Castris, Pacelli, Pavone ed inoltre mi avvalsi del parere di altri critici, Bologna e Di Dario Guida, che in passato avevano espresso dei giudizi su alcuni dipinti della collezione. Molto utili mi furono anche le indicazioni della Daprà, massima esperta del Gargiulo e di Stefano Causa, grazie al quale potetti escludere una paternità di Battistello Caracciolo su una tela in precedenza a lui attribuita.


Il potersi avvicinare ad una storica collezione, che per tanto tempo è stata celata gelosamente, non solo al pubblico, ma agli stessi studiosi, e così ricca di firme eccellenti da Massimo Stanzione a Luca Giordano, da Filippo Vitale a Nicola Vaccaro ed a tanti altri famosi pittori è stata un’esperienza affascinante ed estremamente costruttiva.

Il lavoro durato molto tempo e costatomi tanto impegno mi ha permesso però di offrire al lettore la possibilità di dilettarsi alla vista di così splendidi dipinti, di sentirsi rapito dalle forme, dai colori e dai soggetti trattati dagli artisti e di sollevarsi dagli affanni quotidiani per addentrarsi nel mondo senza frontiere della bellezza e dell’arte.

Calabria - Longobardi Provincia di Cosenza

La collezione nasce nel XVIII secolo grazie ad un Nicola Pellegrini (fig. a - b), nato a Longobardi nel 1743, che visse ed operò per molti anni a Napoli, ove divenne un personaggio importante e di grande prestigio presso la corte dei Borbone.

Nel testamento di questo avo così illustre si possono contare 196 dipinti e tra questi un Leonardo da Vinci! (fig. c).


Il palazzo Pellegrini (fig. d), costruito nella seconda metà del Settecento, si trova nel centro storico di Longobardi; una grande dimora ricca di quadri, tappeti e mobili di grande pregio, piena di vita e di animazione ed oggi vuota e disabitata. La quadreria è stata custodita nel palazzo per circa 130 anni per dividersi nel 1955 tra gli eredi, otto persone e quella che noi descriveremo è dunque una minima parte di quella, cospicua, che fu in passato.



“Bisogna amare le cose perché in esse noi lasciamo un po’ di noi stessi. I ricordi di famiglia conservano le vibrazioni dell’amore di quelli che ci hanno preceduto ed evocano la sorridente tenerezza del nostro piccolo mondo antico. Scrigni di memorie che puntualizzano il nostro esistere, come tracce dei nostri percorsi, come puntelli ai quali inchiodiamo le nostre sensazioni” (Luigi Pellegrini).

Oltre ai dipinti, illustrati nelle schede, sono conservati una serie di oggetti e curiosità di estremo interesse, dai reliquari (fig. e – f) agli orologi (fig. g – h), dai ventagli ai bastoni (fig. i) ed alle penne pregiate (fig. l), oltre ad un singolare documento (una locandina di un piccolo concerto familiare) (fig. m), che conferma quanto peraltro già noto circa i passatempi delle virtuose fanciulle delle buone famiglie di un tempo: ricami, lezioni private di letteratura, storia e francese, lezioni di ballo e soprattutto musica, condita da sospiri d’amore.





Prima di passare alla disamina dei principali dipinti seicenteschi di scuola napoletana presenti nella collezione vorrei rammentare le parole del caro amico Luigi che chiudevano il catalogo, una traccia imperitura ed un coraggioso omaggio alla fruizione pubblica di un così ricco patrimonio:
“Con queste ultime immagini si conclude la nostra storia. Una storia di dipinti, di oggetti, di affetti. Una storia di famiglia.
Intanto lì, nella suggestiva piazzetta nel centro antico di Longobardi, la casa paterna è ferma nel tempo. Il massiccio portale corroso dalla ruggine degli anni; le mura dismesse, qualche crepa. Le imposte, un tempo ridenti ed oggi invecchiate, sono tutte serrate.
Ripercorro da solo, con lento passo, le vuote stanze silenziose dell’antico palazzo. Rivedo quasi uno per uno, i mobili, i libri, i quadri, gli oggetti, anche nella loro disposizione spaziale. Mi soffermo nell’ormai disadorno salottino turco, mio prediletto rifugio di sempre, per pensare. Riflessioni da mettere a fuoco: la grande suggestione dei dipinti, l’arte, la storia, la famiglia, le tradizioni, il respiro delle cose.
In un bagliore della mente rivivo attimi remoti e precisi, sensazioni sepolte che riaffiorano all’improvviso misteriosamente intatte, vive; è il tempo interiore, non date precise, ma stagioni dell’animo. Infanzia felice. Risento le voci, le risa, il parlare di immagini care, ricordi stupendi, affetti perduti, emozioni.
Poi… il rombo indiscreto di un rauco motore, è il progresso, è il mondo che cammina e va avanti, verso il futuro.
E su tutto domina il tempo, con i suoi imprevisti, con le sue segretissime regole, insomma con il suo mistero” (Luigi Pellegrini).

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