domenica 18 marzo 2012

San Nicola da Tolentino tra arte e fede

2/3/2007

La ricorrenza del settimo centenario della morte di San Nicola da Tolentino ha indotto l’ordine degli Agostiniani a pubblicare tre corposi volumi per illustrare l’opera di migliaia di artisti di tutto il mondo che nei secoli hanno raffigurato l’iconografia del Santo. I primi due volumi, corredati da illustrazioni in bianco e nero ed a colori, sono già stati licenziati alle stampe; alla redazione del terzo sono stato invitato a collaborare con la stesura di alcune schede su dipinti inediti o poco noti di area campana.
Le opere trattate riguardano artisti quali Agostino Beltrano o Giacinto Diano ed inoltre sono documentate una serie di tavole eseguite da Cesare Calise, uno sconosciuto pittore tardo manierista attivo per oltre 50 anni tra Napoli ed Ischia.
In attesa della pubblicazione dell’ultimo volume vogliamo rendere noti in anteprima, a studiosi ed appassionati, i risultati delle nostre ricerche.
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Agostino Beltrano( Napoli 1607 – post 1662)
Madonna col Bambino e San Nicola da Tolentino
Olio su tela (cm. 166 - 206) – Firmato e datato 1649
Napoli- già Chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi 
La tela decorava la cappella funeraria dei fratelli Filippo, Orazio e Niccolò Schipani nella sfortunata chiesa napoletana di Sant’Agostino degli Scalzi, da tempo immemorabile chiusa in attesa di lavori di consolidamento statici. Il Beltrano dipinse per la cappella sia la tela con San Nicola da Tolentino, collocata sulla parete sinistra, sia l’Angelo del Giudizio sulla parete destra, un quadro dal forte influsso riberiano.
Il San Nicola da Tolentino è viceversa un quadro in cui palpabile è l’influsso di Stanzione, principalmente nel volto dolcissimo della Madonna.
Lo stato di conservazione del dipinto, oggi in deposito nel contenitore allestito presso la basilica dell’Incoronata, è stato sempre precario fino al recentissimo (2006) restauro, a tal punto da ingannare il giudizio anche dell’Ortolani che, descrivendo l’opera nel catalogo della memorabile mostra del 1938 su tre secoli di pittura napoletana, ascriveva il dipinto, “mediocre assai”, al pennello di un ignoto napoletano attivo intorno al 1650.
Viceversa le antiche guide, dal De Lellis ( 1654) al Celano (1696), avevano molto stimato il quadro, al punto di attribuirlo al più celebre Mattia Preti.
Con il recente restauro è emersa la firma e la data, 1649, confermando l’attribuzione al Beltrano, già certa dal 1612, grazie ad un documento pubblicato dal D’Addosio.
Colgo l’occasione per segnalare che la data di morte del Beltrano, generalmente fissata al 1656, deve essere collocata a non prima del 1662 in base allo studio di una sua Immacolata Concezione, allocata in Santa Maria la Nova sulla parete destra del coro, che, per evidenti motivi iconografici, non può essere stata eseguita prima del 1662.
Biografia-
Creazzo I. – in Napoli Sacra, pag. 841 – Napoli 1996
della Ragione A. – Il secolo d’oro della pittura napoletana, vol. I, pag. 83, fig. 11 - 12;
vol. VII, pag. 429 – 434 – 435 - 442 – 443, fig. 5 – 10 – 11 - Napoli 1997 - 2001
della Ragione A. – Agostino Beltrano: alcuni inediti e qualche aggiunta ad uno “stanzionesco falconiano”, in Pacecco De Rosa opera completa, pag. 59 – 64, fig. 1 - 22  Napoli 2005
Arbace L. – Saggi di pulitura, mostra di opere d’arte restaurate, pag. 14 – 15, fig. 12 – 13 – Napoli 2006
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Francesco Solimena (bottega)
San Nicola da Tolentino intercede per le anime del Purgatorio
Olio su tavola (cm. 64 - 47)
 Salerno – Pinacoteca provinciale
Nel dipinto in esame viene descritta una rara iconografia con la rappresentazione di San Nicola da Tolentino inginocchiato davanti ad una Pietà, collocata su un registro superiore, mentre in basso le anime del Purgatorio chiedono con ampi gesti l’intercessione. Il soggetto deriva, come segnalato dal Kaftal, dall’affresco trecentesco della chiesa di Tolentino dedicata al santo, incentrato sui buoni uffici esercitati in favore delle anime in pena.
San Nicola viene ritratto con alcuni dei suoi principali attributi iconografici, quali il giglio ed il sole raggiato che risalta sull’abito dell’ordine agostiniano.
L’opera è un bozzetto preparatorio per una pala al momento non rintracciata ed è stato eseguito da un ignoto pittore della bottega del Solimena, attivo intorno alla metà del XVIII secolo. Egli si ispira agli esempi del maestro legati all’influsso del Preti, quando la tavolozza vira verso un cupo cromatismo tenebristico. Anche la suddivisione in due registri della composizione deriva da soluzioni adottate più volte dal Solimena, come nel seicentesco Miracolo di San Giovanni di Dio, proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Pace a Napoli ed oggi al museo civico di Castel Nuovo o nel più tardo Martirio dei Giustiniani a Scio, conservato a Capodimonte.
Il Solimena ebbe lunga vita e fu attivo fino a tarda età; ebbe di conseguenza tre generazioni di allievi. La tela in esame appartiene a uno dei suoi ultimi discepoli, vicino ai modi pittorici di un Jacopo Cestaro o di un Francesco Celebrano.
Il Pavone ritiene possa trattarsi di uno stretto collaboratore di Giacinto Diano da un esame delle “figure nude delle anime purganti, animate da una sottile vibrazione luministica che connota le loro carni arrossate”.
Bibliografia –
Kaftal G. – Iconography of the saints in the painting of North East  Italy – Firenze 1978 
Pavone M. A. – Dall’Accademia  del Solimena alla pittura di genere, in catalogo della pinacoteca di Salerno – Salerno 2001
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Giacinto Diano (Pozzuoli 1731 – Napoli 1804)
San Nicola da Tolentino intercede per le anime purganti
Olio su tela (cm. 240 - 160) 
Ischia Porto – Cattedrale
La tela raffigurante San Nicola da Tolentino che intercede per le anime purganti fa parte di un gruppo di sei dipinti di grosse dimensioni che adornano le pareti della Cattedrale di Ischia Porto, un tempo dedicata alla Madonna della Scala ed amministrata dai padri Agostiniani, che abitavano in un convento adiacente e raggiunsero una notevole potenza economica, dopo essere stati per quattro secoli autorevole guida spirituale della popolazione ischitana.
Il dipinto è un’opera giovanile dell’artista e va collocata cronologicamente agli anni dal 1758 al 1760, anche in base alla data segnata sulla pala d’altare raffigurante l’Assunzione. Il Diano in questa fase della sua attività è legato alla rigida osservanza dei moduli demuriani ed è contrassegnato da una grazia lineare e da un’eleganza formale che, fuse armonicamente, permisero all’artista di realizzare un felice compromesso tra le esperienze locali e le più recenti innovazioni in chiave neoclassica.
Nel quadro si può apprezzare un ampliamento dell’orizzonte spaziale e prospettico, accoppiato a stesure calde e rassicuranti. Lo schema compositivo si ispira alla lezione del Solimena ed anche del De Mura, con non sopiti echi dello scintillante barocco giordanesco, ben leggibili nelle gamme chiare di colore, che danno luogo ad un gradevole effetto pittorico di atmosfera quieta e serena, nel pieno rispetto delle inderogabili esigenze di grazia e di devozione.
Bibliografia –
Spinosa N. – Pittura napoletana del Settecento, dal Rococò al Classicismo – Napoli 1993
della Ragione A. - Ischia Sacra, guida alle chiese, pag. 14, fig. 2 – Napoli 2005
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Cesare Calise ( Forio 1560 circa – Napoli 1640 circa, documentato dal 1588 al 1641)
San Nicola da Tolentino e storie della sua vita
Olio su tavola (cm. 230 – 178) - Firmato e datato 1607
Forio d’Ischia – Basilica di Santa Maria di Loreto
Entrando in chiesa, sul secondo altare a sinistra, vi è un San Nicola da Tolentino e storie della sua vita, un olio su tavola eseguito nel 1607, come si evince dalla firma alla latina e dalla data presenti nello scomparto centrale in basso a sinistra.
Il dipinto, come riferisce il D’Ascia, nel 1752 fu ampiamente restaurato dall’altro pittore indigeno Alfonso Di Spigna, che aggiunse i cherubini in alto e variò la fisionomia del volto del santo, raffigurato con il classico giglio in una mano, mentre l’altra mostra un volume aperto. 
L’Alparone intravide delle somiglianze con una tela rappresentante Sant’Antonio, oggi in deposito, della chiesa di Santa Lucia al Monte al corso Vittorio Emanuele a Napoli, nel tentativo di identificare qualche opera napoletana dell’artista, che il De Dominici riferisce attivo nella capitale vicereale per un certo periodo, ma la critica successiva non ha accolto il confronto.
Più cogente è il raffronto con il San Francesco d’Assisi ora nella cantoria dell’omonima chiesa di Forio, che si può con maggiore fondatezza attribuire al Calise, per le evidenti analogie compositive, stilistiche ed iconografiche. Tesi sostenuta in passato dall’Alparone, confermata negli anni Novanta dalla Persico Rolando.
Bibliografia –
D’Ascia G. – Storia dell’isola d’Ischia – Napoli 1867
Algranati G. – Ischia artistica, pag. 104 – 107 - Bergamo 1931 
Alparone G. – Caesar Calensis pingebat, pag. 481 – 485 - Napoli 1971
Persico Rolando E. – Dipinti dal XVI al XVII secolo nelle chiese d’Ischia, pag. 58 – 60, fig. 19 - Napoli 1991 
della Ragione A. – Ischia Sacra, guida alle chiese, pag. 154 – Napoli 2005
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Cesare Calise ( Forio 1560 circa – Napoli 1640 circa, documentato dal 1588 al 1641)
San Nicola da Tolentino
Tempera su intonaco
Forio d’Ischia – Chiesa di San Carlo al Cierco
San Carlo al Cierco è una dimenticata chiesetta collocata nel dedalo delle tortuose stradine della Forio medioevale. Il suo interno costituisce una vera e propria pinacoteca del pittore Cesare Calise, conosciuto e citato dal De Dominici, che lo credeva di natali leccesi, viceversa originario di Forio d’Ischia ed attivo prevalentemente sull’isola. Un mediocre artista manierista, documentato per oltre 50 anni, come si evince dai contratti da lui firmati e dai registri parrocchiali, che dipinse sempre alla stessa maniera, ignorando completamente la rivoluzione provocata nella pittura napoletana dal Caravaggio nel primo decennio del Seicento.
Sui pilastri della zona absidale della chiesa foriana vi è una serie di quattro coppie di dipinti, eseguiti dal Calise con l’aiuto della bottega, a tempera su intonaco, raffiguranti santi e papi e tra questi, un San Nicola da Tolentino, ripreso con tutti e tre i suoi attributi iconografici. il giglio bianco nella mano destra, il sole raggiato che risplende sull’abito dell’ordine ed il volume aperto nella mano sinistra.
Bibliografia – 
De Dominici B. – Vita de’ pittori, scultori ed architetti napoletani – Napoli 1742 - 1745  
della Ragione A. – Ischia Sacra,  guida alle chiese, pag. 129 – 130
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Cesare Calise ( Forio 1560 circa – Napoli 1640 circa, documentato dal 1588 al 1641)
Sant’Agostino, Santa Monica e San Nicola da Tolentino
Olio su tavola – Firmato e datato 1633
Forio d’Ischia – Chiesa del Soccorso
La chiesa del Soccorso è la più celebre dell’isola d’Ischia per il panorama mozzafiato e per il mitico raggio verde che, con l’aiuto di un po’ di fantasia, si può talune volte osservare al tramonto dal piazzale prospiciente al mare. Faceva parte di un convento di frati Agostiniani edificato intorno al 1350 e soppresso nel 1653 a seguito della Bolla papale emanata da Innocenzo X.
Tra le opere d’arte conservate spicca, nella seconda cappella entrando a destra, una grossa tavola, firmata e datata 1633, eseguita da Cesare Calise, che raffigura San Nicola da Tolentino in compagnia di Santa Monica e Sant’Agostino.
L’opera fu commissionata al pittore dai maestri della cappella di Sant’Antonio di Padova della stessa chiesa, i quali stipularono un regolare contratto con il pittore, pubblicato dal Di Lustro, dal quale si evince che l’artista eseguì l’opera nella sua bottega di Napoli e poi la spedì a Forio. 
Il dipinto sembra ignaro della doppia permanenza a Napoli del Caravaggio e della sua rivoluzionaria lezione e gronda retrivo tardo manierismo e pregnanti rimembranze della pittura di Raffaello.

Bibliografia –
della Ragione A. – Ischia Sacra, guida alle chiese, pag. 126 (con foto) – Napoli 2005
Di Lustro A. – Il culto di San Nicola da Tolentino nell’isola di Ischia, in Rassegna d’Ischia – Ischia 2005

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