mercoledì 28 marzo 2012

Una pala di Giuseppe Marullo ad Ischia

29/6/2009


Ischia non è soltanto una località giustamente famosa in tutto il mondo per le sue bellezze naturali, ma anche uno scrigno di preziose testimonianze storiche, che spaziano dall'VIII secolo a.C. ai nostri giorni.
Le chiese, poco meno di cento, un numero enorme rispetto agli abitanti, costituiscono la punta di diamante di questo patrimonio artistico ancora poco esplorato dagli studiosi e pressoché sconosciuto alle centinaia di migliaia di frequentatori dell'isola.
Le condizioni per usufruire di queste ricchezze sono tutte presenti: i luoghi di culto e le opere esposte sono per la quasi totalità restaurati di recente e aperti dalla mattina alla sera a fedeli e visitatori, al di là degli orari delle funzioni religiose, una cosa impensabile a Napoli, dove chiese famosissime sono negate alla fruizione. I custodi dei luoghi sacri sono sempre gentilissimi e spesso appassionati studiosi.
Tutti i comuni sono ricchi di testimonianze del passato, in particolare Ischia Ponte e Forio ne hanno la maggiore concentrazione, ma come dimenticare Santa Restituta in Lacco Ameno con i suoi severi resti archeologici, Casamicciola, che pur colpita da rovinoso sisma del 1883, ha conservato i reperti artistici più importanti, Barano e Serrara Fontana, dove le scoperte nelle numerose chiesette sparse frazione per frazione, diventano ancora più miracolose e sorprendenti.
Tra le chiese più famose di Ischia va annoverata quella dedicata a S. Antonio posta nei pressi della spiaggia di Ischia ponte, la quale, oltre a numerose opere d’arte, conserva i resti mortali di San Giovan Giuseppe della Croce, patrono dell’isola.
Sull’altare maggiore, impreziosito da marmi policromi, troneggia una Madonna col Bambino(fig. 1) incoronata da due putti con a sinistra San Francesco ed destra S. Chiara. Fu portata dalle Clarisse, che la conservavano nella loro chiesa  sita sul Castello Aragonese.
Quando alcuni anni orsono licenziai alle stampe il mio Ischia sacra guida alle chiese(consultabile su internet) mi trovai a dover trovare un autore per questa splendida pala d’altare, perché nelle schede della Sovraintendenza essa veniva ritenuta semplicemente opera accademizzante di ignoto denotante i modi di Andrea Vaccaro. La qualità molto alta del dipinto mi indusse a”ritenerla autografa del maestro con richiami a Pacecco De Rosa, in particolare nel volto dolcissimo della Vergine”.
Passati alcuni anni ed approfondito il percorso di Giuseppe Marullo(sul quale si può consultare in rete la mia monografia Giuseppe Marullo opera completa) ritengo con certezza che la tela vada oggi attribuita al pittore atellano, essendo presenti tutti quei segni distintivi che costituiscono una sorta di firma nascosta: la coppia di angioletti, derivata dal Curia, il cono d’ombra sulla guancia sinistra della Madonna, il capo reclinato della stessa ed il bambinello con la fila dei capelli molto pronunciata e le dita della mano che sembrano indicare una direzione.
La scoperta è avvenuta in questi giorni durante una ricognizione del materiale fotografico del volume del quale è prossima una edizione in lingua inglese.

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