martedì 16 luglio 2013

Un attore di talento

Giacomo Rizzo


Napoli nel cinema e nel teatro ha tradizioni illustri e scomparsi giganti: Totò, i De Filippo, Taranto, sono rimasti una numerosa nidiata di figureche , pur non essendo grandi attori, sarebbe riduttivo definire semplici caratteristi. Tra questi un posto di rilievo lo occupa Giacomo Rizzo, nato a Napoli nel 1936 il quale debutta giovanissimo (all'età di soli otto anni) in uno spettacolo di varietà e inizia a recitare nei piccoli teatri della provincia di Napoli, passando successivamente a fare il cantante nei night club, il ballerino e il presentatore di feste di piazza.
Nel 1965 cambia genere e si dà alla sceneggiata entrando nella compagnia di Mario Merola con lo spettacolo Dal Vesuvio con amore e da quel momento torna a calcare il palcoscenico con il ruolo a lui più consono, quello di attore comico.
Nel 1968 lavora con Rosalia Maggio al Teatro Salone Margherita e due anni dopo girerà per le televisione Il cappello del prete di Sandro Bolchi e Il bambolotto di Eros Macchi.
Dopo Il Decameron di Pasolini, inizia, negli anni settanta un lungo periodo in cui Rizzo partecipa a numerosi film del cosiddetto filone della commedia erotica all'italiana, fino a tornare al teatro nel 1976 portando in scena la Francesca da Rimini con i fratelli Aldo e Carlo Giuffré con un lusinghiero successo di pubblico.
Partecipa nel ruolo di Rigoletto al film Novecento di Bernardo Bertolucci (1976). Importante nella sua carriera teatrale è il periodo che va dal 1981 al 1993, in cui Rizzo lavora nella compagnia stabile del Teatro Sannazaro di Carlo Taranto e Luisa Conte, recitando in svariate commedie napoletane tra cui La Figliata di Raffaele Viviani.
Nel 1987, nel frattempo, debutta alla regia teatrale con il lavoro Qui siamo tutti pazzi rappresentato al Teatro Sancarluccio di Napoli, mentre al Teatro delle Muse di Roma allestisce per la regia con successo tre commedie di Eduardo Scarpetta.
Nel 1989 gira la serie tv Stazione di servizio per la regia di Felice Farina.
Torna al sodalizio artistico teatrale con Rosalia Maggio nel 1994 e Rizzo si cimenta nei suoi lavori come attore, regista, autore e adattatore e recita in ruoli minori al cinema come in Pacco, doppio pacco e contropaccotto di Nanni Loy (1993) e Aitanic di Nino D'Angelo (2000).
Il suo ruolo di protagonista nel film L'amico di famiglia di Paolo Sorrentino, uscito al cinema nel 2006 e presentato al Festival di Cannes, gli fa vincere il Premio Alberto Sordi come miglior attore dell'anno.
Dal 2009 dirige la scuola di recitazione del Teatro Bracco di Napoli.
Nel 2010 recita la parte di un impiegato delle poste, tale Costabile Grande, nel film Benvenuti al Sud di Luca Miniero, mentre nel 2012 è nel cast del sequel Benvenuti al Nord dello stesso regista. È tra i protagonisti del film "Fallo per papà" di Ciro Ceruti e Ciro Villano e, nel 2013, del film-parodia Sodoma - l'altra faccia di Gomorra, regia di Vincenzo Pirozzi.
Questa è una breve biografia del personaggio, al quale cediamo la parola per saperne di più: «Sono nato a Napoli il 7/1/1939, al Corso Umberto 1°. Debuttai a Portici all'Arena Comunale all'età di otto anni. Era uno spettacolo di arte varia. Con Salvatore Golia continuai facendo spettacoli nella provincia di Napoli. Avevo 18 anni quando abbandonai il teatro di varietà e cominciai a fare il cantante di night. Girai per tutta l'Italia facendo esperienza di ballerino e presentatore di feste di piazza. Nel 1965 entrai nella prima compagnia di sceneggiata organizzata da Leonardo Ippolito con Mario Merola. Lo spettacolo "DAL VESUVIO CON AMORE" fu il mio rientro in teatro nel ruolo a me più congeniale, cioè il comico. Nel 1968 debuttai al Teatro Salone Margherita di Napoli facendo ditta con Rosalia Maggio. Nel 1970 Sandro Bolchi mi chiamò offrendomi il ruolo di Gennareniello nel Cappello del prete. Nel 1970 il centro TV di Napoli mi richiamò in una grande produzione "Il Bambolotto" per la regia di Eros Macchi. Si susseguirono prima sei film del genere Decamerone, e poi una serie di film con la Fenec. Sempre nel 1970 partecipai a NOVECENTO di Bernardo Bertolucci, dove ebbi modo di conoscere un gran numero di attori di fama internazionale. Ormai stanco di girare films di cassetta, attesi per un po’, poi venne il grande film con Manfredi: PANE E CIOCCOLATA. Nel 1976 ritornai al mio vecchio amore: il teatro. Feci il primo grande successo teatrale: LA FRANCESCA DA RIMINI, con i fratelli Giuffrè. In televisione lo stesso anno feci con Ugo Gregoretti MA CHE COS'E' QUEST'AMORE interpreti con me R. Benigni e Stefano Satta Flores. Al teatro Sannazzaro dall'81 al 1993 ho fatto ditta con Luisa Conte e Carlo Taranto, dove ho interpretato nove commedie di grande successo. Rimangono ancora in mente successi come: Ce pensa Mammà, di G. Di Maio, Signori Biglietti, Impriesteme a muglierata, Angelarosa Schiavone e la Figliata di Viviani. Nel 1987 con la regia mia e di R. Ferrante debuttammo al teatro Sancarluccio con "Qui siamo tutti pazzi", monologo di vita vissuta con musiche originali di Toni Sorrentino. Tentando di ricordare cronologicamente le date, negli anni 90 ebbi una scrittura a Roma al teatro Delle Muse dove per tutta la stagione teatrale presentai tre commedie con la mia regia: TRE CAZUNE FORTUNATE- NON E VERO MA CI CREDO- QUARANTA MA NON LI DIMOSTRA. Nel 1994 al teatro Cilea con l'impresario Lello Scarano, cominciai un altro momento importante per la mia carriera teatrale. Con Rosalia Maggio si creò un sodalizio artistico, ma soprattutto un ritorno all'amore fraterno che ritrovammo dopo circa 30 anni. Continuò, la fatica mia, non solo come attore ma anche come regista, autore e adattatore. Si susseguirono successi come ECCO FRANCESCA DA RIMINI (completamente da me riscritta) UN MESE DI VILLEGGIATURA, QUANTA MBRUOGLIE PE NU FIGLIO,'E NEPUTE D'O SINDACO, SAN GIOVANNI DECOLLATO, IL MALOCCHIO, MISERIA E NOBILTA', NON E' VERO MA CI CREDO E CAVIALE E LENTICCHIE sono le mie ultime fatiche teatrali. Ho fatto in estate diversi spettacoli, tra questi: CIN CIN VARIETA', A GENTILE RICHIESTA, e poi ancora due film: Pacco, Paccotto, e Contropaccotto, diretto da Nanni Loi. Ultima fatica sempre in cinema: AITANIC scritto e diretto da Nino D'Angelo. Nell'estate 2000 un altro successo di R. Viviani FESTA DI MONTEVERGINE con la regia di Giulio Adinolfi. Nel 1967 prima che Totò morisse feci un piccolo ruolo nel film OPERAZIONE SAN GENNARO. Nell'elenco sopra fatto ho dimenticato di citare ZAPPATORE con Mario Merola per la regia di A. Brescia e NAPOLI PALERMO NEW YORK, IL TRIANGOLO DELLA CAMORRA sempre di A. Brescia con Mario Merola.
Aggiornerò la mia storia di artista tra vent'anni.».
Così finisce l'autobiografia di Giacomo, che si è attenuto ad un canone di scrittura strettamente asettico e distaccato tralasciando, sapientemente di tessere le sue lodi. Giacomo Rizzo viene dalla gavetta, dai locali frequentati da americani (quando suonava e cantava) e da piccoli teatrini, forgiandosi man mano che le sue esperienze, di vita e di artista, si arricchivano. Rizzo, nel privato é schivo e riservato, ha tre splendide figlie: Angela e Ornella, nate dal primo matrimonio e Veronica nata dal secondo matrimonio con l'attrice Stefania Coscia. La sua vita artistica lo vede a fianco di artisti come Totò (Operazione San Gennaro), Tomas Milian, Gianrico Tedeschi, Lina Volonghi, Buzzanca e Barbara Bouchet; con registi eccellenti come: Bertolucci, Pasolini, Salce e Gregoretti. Cosa ci riserverà in futuro Giacomo ? Moltissimo, egli é esplosivo, imprevedibile, camaleontico ma, soprattutto é un attore, un grande attore, per cui é lecito aspettarsi ancora altrettanto.
La sua partecipazione a film, televisione e spettacoli teatrali è considerevole la ricorderemo parzialmente Cinema: Il Decameron, regia di Pier Paolo Pasolini (1971), Il sindacalista, regia di Luciano Salce (1972), Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?, regia di Billy Wilder (1972), Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino, regia di Manlio Scarpelli (1972), Le mille e una notte all'italiana, regia di Antonio Racioppi, Carlo Infascelli (1973), Un ufficiale non si arrende mai nemmeno di fronte all'evidenza, firmato Colonnello Buttiglione, regia di Mino Guerrini (1973), La Mano Nera (Prima della mafia, più della mafia), regia di Antonio Racioppi (1973), Il Colonnello Buttiglione diventa generale, regia di Mino Guerrini (1973), Bella, ricca, lieve difetto fisico, cerca anima gemella, regia di Nando Cicero (1973), I racconti di Viterbury - Le più allegre storie del '300, regia di Mario Caiano (1973), Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto, regia di Giuseppe Vari (1973), Piedone lo sbirro, regia di Steno (1973), Piedino il questurino, regia di Franco Lo Cascio (1974), Pane e cioccolata, regia di Franco Brusati (1974), Storie scellerate, regia di Sergio Citti (1974), L'educanda, regia di Franco Lo Cascio (1975), Superuomini, superdonne, superbotte, regia di Alfonso Brescia (1975), Novecento, regia di Bernardo Bertolucci (1976), La poliziotta della squadra del buon costume, regia di Michele Massimo Tarantini (1979), Zappatore, regia di Alfonso Brescia (1980), Napoli, Palermo, New York, il triangolo della camorra, regia di Alfonso Brescia (1981), La maestra di sci, regia di Alessandro Lucidi (1981), La poliziotta a New York, regia di Michele Massimo Tarantini (1981), Pierino la Peste alla riscossa, regia di Umberto Lenzi (1982), Il diavolo e l'acquasanta, regia di Bruno Corbucci (1983), Pacco, doppio pacco e contropaccotto, regia di Nanni Loy (1993), Aitanic, regia di Nino D'Angelo (2000), L'amico di famiglia, regia di Paolo Sorrentino (2006), Benvenuti al Sud, regia di Luca Miniero (2010), Benvenuti al Nord, regia di Luca Miniero (2012), Fallo per papà, regia di Ciro Ceruti, Ciro Villano (2012), Napoletans, regia di Luigi Russo (2012), Sodoma - l'altra faccia di Gomorra, regia di Vincenzo Pirozzi. In televisione: Stazione di servizio (1989), Anni '50 (1998), Una madre, regia di Massimo Spano (2008). Infine come lavori teatrali: La banda degli onesti 2009-2010, Mpriesteme a mugliereta 2008-2009, Tre pecore viziose 2007-2008, Miseria e Nobiltà (1998) (1999).
Avemmo modo di conoscere il personaggio in occasione di una cena dopoteatro al circolo canottieri Napoli, una simpatica iniziativa del mio amico, il vulcanico Tonino Cirino Pomicino, il quale, per alcuni anni, ha organizzato la possibilità, dopo aver assistito allo spettacolo, di poter discutere con gli attori davanti ad un buon piatto di spaghetti ed un buon bicchiere di vino.
Egli aveva interpretato “Miseria e nobiltà” ed il paragone con l’irraggiungibile Totò fu inevitabile, ma Giacomo, con grande umiltà , dichiarò che aveva semplicemente tentato di imitarlo.
Possiamo chiudere qui il discorso si Giacomo, ma trovandoci in famiglia, vorremo far conoscere ai miei 25 lettori un suo fratello minore, Vincenzo anche lui artista, ma soprattutto studioso, il quale meriterebbe una trattazione autonoma. Una persona squisita di cui mi vanto di essere amico. 
Alla immortale maschera di Pulcinella raramente sono state dedicate delle mostre e una delle più intriganti degli ultimi anni si è tenuta presso la libreria di Franco Maria Ricci a Spaccanapoli, con 36 opere (disegni, sculture e dipinti) di Vincenzo Rizzo, scelte da una produzione poco meno che sterminata dell’autore, il quale ha prodotto finora oltre 6.000 opere sul tema del Pulcinella e non ha nessuna intenzione di smettere. Vincenzo Rizzo è un personaggio singolare, degno di essere apprezzato da un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori, che da tempo ne conosce l’impegno indefesso e  lo stima. Se leggiamo la professione sulla sua carta d’identità leggiamo traduttore, ma Rizzo è innanzitutto artista nato in una famiglia d’artisti.
Le ore del mattino sono dedicate al suo routinario lavoro svolto in un’antica bottega di fronte al Tribunale di Castel Capuano, ma basta andare nell’appartamento alle spalle del negozio per capire la vere inclinazioni di Vincenzo. Una biblioteca di libri d’autore 10.000 volumi, una delle più ricche raccolte private napoletane di testi sulla nostra gloriosa tradizione di antica capitale. Uno studioso dunque e a essere più precisi un implacabile ricercatore di antichi documenti, che, tassello dopo tassello, ricostruiscono la verità, a differenza di tanti blasonati professori, che ritengono con un solo colpo d’occhio di poter risolvere una spinosa attribuzione.
Suo campo di battaglia l’Archivio Storico del Banco di Napoli, ma certo chiamiamolo ancora con l’antico nome, dimenticando l’odiosa nuova colonizzazione dei piemontesi. Tra montagne di carte ingiallite Rizzo si muove con disinvoltura e, munito di una segreta e magica bussola, sa scovare la pista per identificare l’autore di un quadro o di una scultura.
Le ore passate libere da questa passione sono dedicate alla creazione artistica i cui frutti possono essere colti nella mostra Pulcinelliade, dedicata a una maschera immortale, gioiosa e giocherellona, la più nota del nostro teatro, specchio del carattere di un popolo generoso e densa di effluvi tragici, malinconici, rapsodici, estenuanti. Quello di Rizzo è un canto eterno, un canto incorrotto, pregno di dolcezza, espressione di un amore che fu trasmesso a Vincenzo da Salvatore De Muto, l’ultimo grande interprete teatrale di Pullcinella, a cui il Nostro soleva rendere periodicamente visita, prima della morte, mentre era seduto su un seggiolone igienico presso l’Albergo dei Poveri. Ricevuto il testimone Vincenzo Rizzo è partito baldanzosamente come un aedo greco, custode del culto della Bellezza e della Passione, del Pianto rigeneratore, della Fatica e dell’effimero del Vivere.


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