mercoledì 21 agosto 2013

IL RE DELLA SCENEGGIATA



Mario Merola

Mario Merola, nato a Napoli nel 1934, spentosi a Castellammare di Stabia nel 2006, è stato l’incontrastato re della sceneggiata per essere riuscito a dare a questo genere, spiccatamente regionale, una dimensione nazionale, riuscendo anche a creare un filone cinematografico che  portò  per alcuni anni fuori dal palcoscenico una tipologia di spettacolo basata su una filosofia  tipicamente napoletana.
La sua attività artistica non si è limitata all’interpretazione vocale di brani del repertorio della canzone classica napoletana ma ha anche giocato un ruolo nella rivalutazione del genere musical-teatrale della sceneggiata, in auge ai primi del Novecento.
Merola è uno degli artisti italiani che ha venduto il maggior numero di  dischi anche se le stime di vendita  non sono precisate nella loro globalità per il gran numero di falsi.
Mario Merola ha origini umili. Figlio di un ciabattino, vive nel quartiere popolare di Sant’Erasmo. Per sbarcare il lunario, lavora come scaricatore di porto.
Precocemente sviluppa la passione per il canto e, con gli incassi delle prime esibizioni canore, nel 1964 riesce a sposare Rosa Serrapiglia dalla quale avrà tre figli: Roberto (organizzatore di eventi musicali), Loredana e Francesco, anch’egli cantante, che negli ultimi anni ha accompagnato il padre in moltissime occasioni tra le quali l’esibizione al Festival di Napoli del 2001, vinto con il brano L’urdemo emigrante.
La prima esibizione in pubblico di Merola avviene per caso, agli inizi degli anni Sessanta: era da poco suonata la sirena della pausa pranzo al porto di Napoli e Merola, assieme a dei colleghi scaricatori, si era diretto nella piazzetta nei pressi della chiesa di Sant’Anna alle Paludi per assistere ai festeggiamenti in onore della Madonna. Il cantante  Mario Trevi, che si doveva esibire, arrivò con una decina di minuti di ritardo. Nell’attesa, i colleghi invogliarono Merola a salire sul palco e ad esibirsi, per la prima volta, dinanzi ad un pubblico.
Il primo disco, Malufiglio, inciso nel 1962, gli porta una certa fama.
Lascia definitivamente il lavoro al porto ed al Teatro Sirena di Napoli interpreta la sceneggiata Malufiglio.
Nel 1963, con la canzone Sò nnato carcerato, tratta da un vero fatto di cronaca, colpisce il pubblico popolare. La canzone tratta della vendetta di una moglie che uccide l’assassino del marito: arrestata, in stato interessante, partorisce in carcere alcuni mesi dopo. Dalla canzone viene tratta una sceneggiata, portata in scena a Napoli, con, tra gli interpreti, la famosa attrice Tecla Scarano.
Merola incide dischi, si esibisce in spettacoli, matrimoni e feste di piazza divenendo anche talent-scout (tra gli altri, contribuisce alla scoperta di Massimo Ranieri). Durante uno spettacolo, il grande Totò gli chiede di prendere la chitarra e cantargli un po’ di canzoni.
Nel 1964 debutta al Festival di Napoli con la canzone Ddoce è ‘o silenzio, in coppia con Elsa Quarta.
L’anno successivo è la volta di T’aspetto a maggio, con Achille Togliani, e Tu stasera sì Pusilleco con Enzo Del Forno.
E’ ancora al Festival di Napoli nel 1966 con le canzoni Femmene e tammorre, e Ciento catene, nel 1967 con Allegretto ma non troppo, nel 1968 con Cchiù forte ‘e me e Comm’a’nu sciummo, nel 1969 con ’O masto, Ciente appuntamente  e  Abbracciame e nel 1970 con ‘Nnammurato ‘e te! e Chitarra rossa. Il Festival, interrotto  nel 1971, sarà ripreso da Canale 5 nel 2001 per due sole edizioni: Merola si esibisce con il figlio Francesco interpretando L’urdemo emigrante, arrivando così ad un totale di otto partecipazioni. 
Negli anni Settanta ed Ottanta rilancia in televisione e nelle tournée fuori Napoli, la tradizionale sceneggiata, un canovaccio teatrale ispirato ad una canzone del repertorio popolare, basato di solito sul triangolo “isso, essa e ‘o malamente” (lui, lei ed il mascalzone). Parallelamente inizia l’attività di attore cinematografico in produzioni ispirate a storie di cronaca nera (Sgarro alla camorra ) o alle consuete sceneggiate (Lacreme napulitane ).
Debutta al cinema nel 1973 con il film Sgarro alla camorra. Continuerà dal 1978 quando verrà chiamato dal regista Alfonso Brescia e da Ciro Ippolito , per interpretare tre film: L’ultimo guappo, Napoli…serenata calibro 9 e Il mammasantissima, film d’azione che intrecciano il nuovo filone poliziesco alla tradizione della sceneggiata napoletana. Interpreta i ruoli del boss e del guappo, mentre nei drammi più tradizionali incarna le figure di padri e mariti alle prese con tradimenti di vario genere, come in Napoli…la camorra sfida e la città risponde e I contrabbandieri di Santa Lucia e Sbirro, la tua legge è lenta…la mia no! e Da Corleone a Brooklyn, in coppia con Maurizio Merli. Gli schiaffi che Mario Merola dava nei suoi film erano per la maggior parte veri: per esempio, in Giuramento, Merola dà uno schiaffo al “malamente” Ricky facendolo schiantare tra alcune casse di Coca Cola. Le sue cine-sceneggiate, oltre ad avere avuto successo in Italia, hanno avuto riscontro internazionale arrivando ad essere doppiate in inglese, francese, arabo, turco, tedesco.
Nel 1977 Mario Merola ed altri artisti italiani, tra cui Luciano Pavarotti, sono ricevuti alla Casa Bianca da esponenti politici statunitensi tra cui il presidente Gerald Ford ed il segretario di stato Henry Kissinger. Nel ricevimento ufficiale Merola rappresenta la canzone classica napoletana e si esibisce per un’ora: lui stesso racconta che durante il viaggio in pullman da New York a Washington si sedette vicino a Pavarotti e per tutto il tempo parlarono di canzoni napoletane. Il grande tenore gli disse che, tornati in Italia, avrebbero inciso insieme un disco di canzoni napoletane che avrebbero cantato in un concerto a Modena. Il tutto saltò perché i due artisti, non conoscendo i programmi l’uno dell’altro, avevano preparato le stesse canzoni e Pavarotti, che si esibì dopo Merola, si trovò in difficoltà: dopo quel giorno, i due cantanti non ebbero più modo d’incontrarsi. Sempre negli Stati Uniti, il cantante napoletano partecipò anche al concerto tenuto dal suo grande amico Claudio Villa.
Nel 1978 a Mario Merola fu chiesto il pizzo dalla camorra e, dopo il suo rifiuto, i camorristi spararono contro il portone di casa sua. In questa occasione, fu aiutato dai contrabbandieri.
Tra le sceneggiate portate in teatro da Merola, quella che ha lasciato un’impronta di rilievo nella sua carriera è Zappatore, rappresentazione  originaria del 1930, diretta da Gustavo Serena, tratta dall’omonimo brano di Libero Bovio. Esattamente 50 anni dopo, il regista Alfonso Brescia decide di riportare al cinema la sceneggiata dirigendo il film Zappatore con Mario Merola, Regina Bianchi ed Aldo Giuffrè. Il film registra un incasso record di sei miliardi di lire.
Nel 1981 è ospite al Festival di Sanremo dove canta Chiamate Napoli 081, grande successo al pari di Guapparia e Zappatore. Nel 1981 Canale 21 manda in onda in diretta la sceneggiata Zappatore, riscuotendo notevoli ascolti. Nello stesso periodo continua l’attività di attore cinematografico con Lacreme napulitane in coppia con Angela Luce: questo film è considerato il capolavoro della sceneggiata. Nel decennio seguiranno film come La tua vita per mio figlio, Carcerato, Napoli Palermo New York il triangolo della camorra (ultimo film del genere poliziottesco-sceneggiata), I figli …so pezzi ‘e core, Torna e Guapparia (ultimo film fino al 1999); a questi s’aggiungono Tradimento   e Giuramento, in coppia con Nino D’Angelo.
Nel 1989 per festeggiare i suoi trenta anni di carriera, la Rai aveva in programma la realizzazione di un programma  intitolato I 30 anni di Merola-la Storia,la Musica. Il progetto fu accantonato perché in quell’anno Merola fu accusato di associazione mafiosa: successivamente, il cantante fu prosciolto da ogni accusa ma il progetto non fu più ripreso.
Negli anni Novanta, Merola è vicino all’esperienze  canore di Gigi D’Alessio. Nel 1996 partecipa alla soap opera Un posto al sole  nel ruolo di un boss della camorra e nel 1997 partecipa alla conduzione del programma da Rai 1 abbinato alla Lotteria Italia.
Nel 2000 ritorna al cinema e nel 2001 partecipa e vince al Festival di Napoli con il figlio Francesco cantando L’urdemo emigrante.
Sempre nel 2001 presenta il programma in diretta Piazzetta Merola sull’emittente satellitare Napoli International che manda in onda il programma in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Nel 2003 dà la voce al personaggio di Vincenzone nel film d’animazione Totò Sapore e la magica storia della pizza. In questi anni si esibisce in tutto il mondo con il figlio Francesco, anch’egli interprete e musicista. Verso la fine del 2004 ritorna, dopo 20 anni, ad interpretare una sceneggiata: debutta infatti a Napoli con ‘E figlie, di Libero Bovio.
Nel 2005 è ospite in molte puntate di Buona Domenica dove recita brevi sceneggiate e presenta il suo libro Napoli solo andata…Il mio lungo viaggio.
Il 5 aprile 2004 Mario Merola festeggia 40 anni di matrimonio, 45 di carriera ed il 70° compleanno, il tutto ripreso dalle telecamere. I festeggiamenti si svolgono al Grand Hotel La Sonrisa (luogo dal quale viene trasmesso ogni anno il programma Napoli prima e dopo) e vi prendono parte colleghi ed amici che si esibiscono in numerosi brani napoletani. Nell’occasione, Merola viene premiato dalla Regione Campania per essere uno dei più grandi interpreti della canzone classica napoletana.
I festeggiamenti continuano il 19 settembre dello stesso anno con il concerto Merola Day alla Stazione Marittima di Napoli, cui assistono 100.000 spettatori: il concerto è  trasmesso dall’emittente televisivo Napoli Canale 21 e dall’emittente radiofonica Radio Kiss Kiss.
Il 7 novembre 2006 Mario Merola è ricoverato in rianimazione all’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia dopo aver mangiato cozze crude. Muore nello stesso ospedale alle 21 del 12 novembre per arresto cardiocircolatorio.
I funerali si svolgono a Napoli due giorni dopo nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore ( la stessa dove si era sposato). Durante l’omelia il parroco, padre Alfredo Di Cervo, ha detto «La vita di Merola è stata vissuta e cantata nei suoi colori più umani. Il Signore avrà accolto Mario in Paradiso anche per ogni volta che le sue note hanno toccato il cuore di qualcuno, aiutando a scegliere la pace e il bene». Erano presenti le autorità politiche, i colleghi e, nella piazza antistante la chiesa, circa 40.000 persone di cui almeno la metà segue in processione il feretro fino al Cimitero Monumentale di Napoli, dove l’artista è sepolto.
Sui manifesti funebri, affissi nelle strade, si leggeva: «E’ mancato l’artista del popolo, il grande Mario Merola». Mario Merola è sepolto in una cappella privata accanto ai genitori di Gigi D’Alessio, che l’aveva sempre considerato un suo familiare.
Come da lui stesso dichiarato nell’autobiografia, Merola ebbe il vizio delle donne e del gioco d’azzardo: afferma  che dal 1975 al 1995 ha perso al gioco circa 40 miliardi di lire. Nel 1989, Giovanni Falcone inviò un avviso di garanzia a Merola ed al collega Franco Franchi  nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe portato al Maxiprocesso quater nel quale erano accusati di associazione mafiosa. Merola fu interrogato da Giovanni Falcone stesso che in seguito prosciolse i due artisti da ogni accusa.
Ho avuto occasione di incontrare Mario Merola 2-3 volte in un posto singolare: dal barbiere di Piazza Bellavista a Portici, dove abitava alla fine degli anni Settanta. Anch’io ho soggiornato a Portici per un anno in una villa di Via Zuppetta, dove mi ero trasferito dopo un attentato terroristico da parte dei fanatici attivisti di Fede e Libertà, che fecero saltare in aria la mia Jaguar.
Il barbiere era un vero mago della rasatura. Senza arrivare a far tenere in bocca al cliente una pallina per mantenere tesa la guancia, conosceva un altro trucco, semplice ma efficace: bagnava con acqua calda un asciugamano e lo teneva per 20-30 secondi sul volto del cliente, provocando un arrizzamento del pelo, che poteva essere reciso poi in profondità. 






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