mercoledì 1 ottobre 2014

Un pittore da rivalutare: Vito Brunetti

Vedute, ritratti e nudi femminili le sue specialità


Vito Brunetti con la moglie Donatina

Vito Brunetti (Napoli 1914 – 2001) si è avvicinato alla pittura da autodidatta, dopo aver coltivato varie forme d’interesse artistico, come l’amore per i balocchi di legno negli anni ‘50. Dalle sue fervide mani prendeva vita il classico burattino di Pinocchio, grazie a tre colori soltanto, il bianco, il verde e il rosso. Un regalo per il sorriso e la gioia dei bambini.
Il suo lavoro era un altro: addetto alle ambasciate italiane in giro per il mondo e questo girovagare gli aveva permesso di confrontarsi con culture e mentalità diverse, arricchendo la sua esperienza di vita da Parigi a Londra e infine a Roma. Fu proprio nella capitale francese dove trascorse ben sette anni che la sua passione per la pittura si sviluppò, fino a divenire quasi un secondo lavoro, in grado di soddisfare il desiderio e la richiesta di tanti turisti che volevano tornare a casa con un’immagine della ville lumière da ricordare.
Nascono cosi una serie di vedute degli angoli più famosi della città, dal lungo Senna alla Torre Eiffel, da Notre Dame al Quartiere latino (fig. 1 – 2 – 3 – 4), in particolare talune volte per qualche collezionista più raffinato, adoperava dei preziosi supporti d’argento (fig. 5). Diventa così uno specialista nei paesaggi e nelle atmosfere sfumate alla maniera degli Impressionisti, dedicando molta cura all’aspetto cromatico, che con grande sensibilità e notevole vivacità ha saputo rendere.
Ritornato a Napoli ritrarrà il cuore palpitante della città con i suoi vicoli brulicanti di folla festosa a tutte le ore del giorno (fig. 6 – 7 – 8) e fisserà la sua attenzione alle tradizioni popolari come questa movimentata Tarantella (fig. 9) che farà da copertina al terzo tomo di Napoletanità: arte, miti e riti a Napoli.
La natura morta non era il suo forte come dimostra questa pur precisa copia del celebre dipinto di Caravaggio (fig. 10) conservato all’Ambrosiana di Milano o questo Trionfo di frutta (fig. 11), che pur adorna la camera da pranzo di una nota famiglia napoletana. Egli amava la vita ed era un cultore della bellezza muliebre, che rappresentava gioiosamente, avendo cura di definire ogni dettaglio anatomico, non tanto del volto (fig. 12) quanto del corpo, sempre tornito ed appetibile, in pose voluttuose ed accattivanti (fig. 13 – 14 - 15).

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Talune volte si esprimeva su grandi superfici, come quando adornò il letto (fig. 16 – 17 – 18) a baldacchino di una importante villa napoletana, rappresentando l’abbondanza simboleggiata da un putto che reca tra le mani una cornucopia. (Casa mia, pag.10 – 11- Novembre 1997).
Terminiamo la nostra breve carrellata accennando alla ritrattistica nella quale è in grado di abbozzare con poche e rapide pennellate il carattere della persona raffigurata, di cui compie sempre in precedenza una introspezione psicologica (fig. 19). La nota di fondo della sua arte è l’attitudine a cogliere, quasi a sorprendere, i tratti distintivi di un volto; meglio ancora se dal volto esaminato egli riesce a percepire una traccia anche piccola che faccia da guida alla ricerca del carattere, nella sua analisi minuziosa e spietata.
Il suo capolavoro è senza dubbio Sorriso malizioso (fig. 20) ove rappresenta suo nipote Gian Filippo all’età di 10 anni, ripreso amorevolmente dal nonno Vito, che ha saputo cogliere in quel sorriso beffardo la freschezza e l’allegria dell’espressione, la forte personalità e la grande sicurezza.
Il carattere e la vivacità del bambino vengono sottolineati dalle labbra appena dischiuse, dal sorriso abbozzato, dall’occhio luminoso ed indagatore, dalla fronte ampia, appena increspata da un ciuffo di capelli birichino.
La camicia bianca è il candore del fanciullo che si affaccia fiducioso alla vita, ansioso di conoscenza, di felicità e di gioia.
La vasta produzione di Vito Brunetti, ancora poco nota, è presente presso numerose famiglie in diverse parti del mondo, oltre che a Napoli, Roma, Parigi e Londra dove ha soggiornato per lunghi anni.




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21 - Brunetti - Madonnina

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