lunedì 17 luglio 2017

Intervista con i PROTAGONISTI di Giuliana Gargiulo

domenica 16 luglio 2017
quotidiano IL ROMA pag.33


ACHILLE DELLA RAGIONE L’uomo che conosce ogni vicolo di Napoli

Con una doppia laurea in Lettere e in Medicina, organizza visite guidate in città


Si definisce “ uno spaccone”e notando la mia sorpresa aggiunge “al massimo”.
Nonostante la sua dichiarazione, che si traduce in una singolare comunicativa, Achille della Ragione è anche altro. Per oltre tre decenni ha esercitato la professione di medico ginecologo, in seguito, dopo aver dato alla stampa oltre cinquanta volumi e oltre mille articoli, si è dedicato con grande sapienza alla pittura e all’arte in generale, argomento prediletto di molti dei suoi scritti. Generoso e versatile, con un esordio appena poco più che ventenne al “Rischiatutto” di Mike Bongiorno che per poco non vinse, è l’organizzatore di visite guidate nella città tanto amata della quale si vanta - e tutti dicono sia vero – di conoscere ogni strada, ogni vicolo, ogni quartiere, ogni piazza. Ed è tra un’iperbole e una narrazione, un ricordo e una battuta, che ha luogo l’intervista.

Vuole cominciare dal principio e raccontarmi come è cominciata la sua storia?
«Sono nato a Napoli in una famiglia unita e dai ruoli ben definiti, secondogenito di un fratello. Ero un bambino curioso che voleva apprendere e per questo già a dieci anni girava per tutte le strade della città, socievole, studioso e abbastanza sportivo, talmente intraprendente da fittare, a soli cinque anni, i “Topolino” così come alle Scuole medie organizzavo il Calcio-scommesse».
Perché tutta questa intraprendenza?
«Il denaro mi ha sempre attirato anche se poi l’ho saputo tenere a debita distanza».
Come e perché scelse di studia studiare Medicina?
«Perché in quegli anni i medici facevano tanti soldi ed io volevo diventare miliardario pur decidendo a cinquanta anni di lasciare tutto per fare il filosofo…  Cosa che ho fatto. Nonostante due specializzazioni e anche una Laurea in Lettere».
Chi l’ha aiutata di più?
«Ho perso mio padre quando avevo solo quindici anni perciò ho dovuto fare tutto da solo. Il dolore ha inciso non poco nella mia vita, solo mia madre mi ha aiutato. Lei ha contato più di tutti. Per la professione poi mi sono fatto tutto da solo. In Medicina nessuno vuole insegnare niente, il mestiere l’ho rubato».
Se ha fatto la gavetta quanto ha contato?
«Ho fatto una carriera velocissima perché mi sono specializzato in un tema molto discusso come l’aborto, per il quale ho introdotto il metodo Karma che, all’epoca non era permesso e sconvolse tutti. Ne ho fatti sessantamila, oggi è consentito in Ospedale!».
Non si è mai sentito ai margini?
«Sì qualche volta».
Non ha mai vissuto il senso della paura?
«Non dei risvolti legali ma alcune volte di avere problemi legati allo svolgimento del lavoro».
È ambizioso?
«Certo, ambiziosissimo, e ritengo che l’ambizione sia il motore del mondo così come la vanità. Sono molto vanitoso per l’intelligenza e la cultura, non certo per l’aspetto fisico».
Quanto ha contato per lei la cultura?
«Senza cultura non si va avanti ed è basilare per chi deve essere la guida. Nel 1968 il crollo della scuola ha segnato la caduta della nostra società. La cultura, più dell’intelligenza, ha fatto la differenza perché fa affrontare le problematiche indirizzando al futuro».
Un suo progetto qual è?
«Sono gravemente malato al cuore e con il cuore in pochi attimi ma, se avessi un tumore sarei molto afflitto… Non sono credente anche se molto affezionato alla Chiesa di Villanova».
In che cosa crede?
«L’unica cosa che funziona è il cervello».
L’ironia c’entra in tutto quanto mi sta dicendo?
«È la mia forza ma faccio le battute sulle cose vere. So che non scoccio e non sono pedante».
Non facendo più il medico che cosa fa?
«Da quindici anni faccio lo scrittore e ogni anno organizzo ogni sabato quaranta visite guidate in musei, chiese e monumenti. Dall’età di tredici anni ho contratto la malattia-mania di scrivere ai giornali. Ho visto pubblicate duemila mie lettere e trecento “ al Direttore”. Ho anche centoquarantamila indirizzi mail!».
Un rimpianto ce l’ha?
«No. Spero di poter vivere ancora quel tanto per fare qualcosa per Napoli».
In linea di massima è soddisfatto di quanto ha fatto e di quanto fa?
«Ho vissuto i miei primi settant’anni e allora? Vorrei un bel funerale…ho già la nicchia pronta. Sono uno spaccone, anche una cosa piccola la faccio diventare grande».
Ha più amici o più nemici?
«Nemici ne avrò ma ho un numero sconfinato di amici. Per i miei settanta anni ho dovuto fare tre feste per poterli invitare tutti».
Com’è… vuole dirmelo?
«Moralista per la famiglia, sono contro le separazioni e i divorzi, penso che lo sfascio sia dovuto a questo. Sono sentimentale e non accetto il crollo della famiglia».
 In che cosa crede?
«Credo in una mente suprema».
Un ricordo bello qual è?
«La mia partecipazione al Rischiatutto. Avevo 24 anni, ero un capellone con la barba e rispondevo sui “PremiNobel”. Raddoppiai ma finii secondo! Ho il ricordo di Mike Bongiorn, grande professionista, e delle gambe di Sabina Ciuffini».
Cosa le piace fare?
«Camminare per le strade di Napoli e anche leggere su Napoli e le sue storie in compagnia degli amici».
Napoli cos’è per lei? È una città grandiosa e fortunata: dal futuro incerto Una bella forza non le è mancata, e da dove la prende?
«La prendo dentro di me anche se lentamente si sta esaurendo. Il mio coraggio è stato quello di infischiarmene sempre delle istituzioni e dire sempre la verità».
Verità espressa come?
«Dall’età di redici anni ho contratto la malattia-mania di scrivere lettere a chiunque tant’è che poi ho scritto un libro “Trecento lettere al Direttore” In pratica ho creato un genere letterario».

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